mercoledì 22 gennaio 2014

Tesi "No Hay Banda"

Pubblico finalmente il mio progetto di tesi esposta il 18 marzo 2013.

No Hay Banda (installazione video)

Nel percorso di ricerca su David Lynch in parallelo a Francis Bacon (la mia tesi: "David Lynch: percorso tra pittura e cinematografia") ho tratto i seguenti elementi: il ritratto, il corpo in movimento, il suono e il silenzio.
La mia intenzione, grazie al time lapse sperimentato durante il corso del terzo anno di fotografia, è di creare dei ritratti fotografici/pittorici animati.

No Hay Banda - progetto di laurea

Lo sguardo, il ritratto

Al di là della rappresentazione, la pittura apre uno spazio in cui il problema della visibilità è, inanzi tutto, il problema di un gioco di sguardi: questo scambio crea un luogo in cui lo spettatore si immerge, perdendo il ruolo di semplice osservatore ed entrando dentro il quadro o dentro l'inquadratura per quanto riguarda il cinema di Lynch.
Il ritratto è un ricettacolo di sguardi, quindi. Nella cinematografia lynchiana lo sguardo dello spettatore muove, muta o addirittura deforma questi corpi.
Tra noi ed il corpo filmico (e pittorico) si instaura un continuo rimando e movimento che mantiene l'immagine avvolta in una sorte di mistero che si rivolge allo sguardo del ritratto.


Audio

Il suono che accompagna l'immagine è su più livelli rimandando alla stratificazione della realtà dei film di Lynch.
Partendo dal "fondo" troviamo la base, il sottofondo dell'opera che amalgama gli altri suoni (ringrazio Alberto per quanto riguarda questa base).
Il secondo suono è una registrazione di un programma radio spagnolo. "E' tutto registrato" come annuncia Lynch in Mulholland Drive (No hay banda). Questo è  mixato con una musica jazz, tratta sempre da una radio.
Arriviamo al terzo e ultimo strato dell'audio, cioè quello elaborato contemporaneamente con l'immagine. Ogni tanto (l'audio e le immagini video, nell'installazione, vengono mandate casualmente) sentiamo pronunciare lentamente la frase "No hay banda" che accompagna i movimenti del labiale. La frase è ripetuta sia normalmente che al contrario come nella Loggia nera di Twin Peaks.

Movimento

Il viso è animato dai dettagli, dagli occhi, dalla bocca. In particolare quest'ultima è mossa dal labiale che pronuncia "silenziosamente" la frase che da titolo all'installazione, citando Lynch:
"No hay banda! Il n'y a pas d'orchestre! Non c'è una banda! Eppure possiamo sentire lo stesso il suono di un clarinetto... o di un trombone... è tutto registrato!".
Mulholland Drive - scena Club Silencio
Questa scena esplicita la necessità di una assenza della parola, del segnale come vera possibilità di approccio al cinema, di un rapporto con il film come esperienza di visione.
Viene esplorata così la problematica dell'immagine e della sua creazione. Il risultato è un movimento estraniante.

frame in sequenza
frame in sequenza


Sala posa

La sala posa viene organizzata  come in un set da beauty:
beauty dish con griglia, softbox, fondale nero illuminato da un flash con gelatina rossa.

Sala posa di Gino Saccomandi. A destra lo schema.
 Ecco i modelli che mi hanno concesso le loro facce:

Luca
Sara
Martina
Federico
Alberto
Elia
Piero
Simone


domenica 12 maggio 2013

martedì 19 giugno 2012

X.I Clouds

Time lapse di un tramonto. 12 giugno, dalle 20:35 alle 21:45 circa.
Ho avuto l'occasione di assistere ad un bellissimo tramonto appena dopo un temporale. La luce che si era creata aveva risaltato i riflessi delle risaie e le nuvole si stavano ancora "sgonfiando" grazie al vento che soffiava. é stato davvero rilassante e piacevole fare questo time lapse.





IX. II Time: luce

Ho fatto questo time lapse dalle 10.30 circa fino a mezzogiorno.
L'immagine non è bellissima a livello compositivo. Tutto sommato è un esperimento che ha richiesto un bel po' di tempo (e sono 288 foto-frames!) ed è comunque interessante il movimento della luce. Quindi non lo voglio buttar via!


IX. I Time: five minutes alone

Time Lapse di un orologio, soggetto non così banale come si possa pensare.
Canon EOS 350d, teleobiettivo Sigma 70-200mm macro.
iso 100, f/5.6, 1/30 sec, 200mm.


Tempo reale, durata 4:56 minuti


Velocizzato, durata 0:29 secondi.


Ho importato le fotografie con Adobe Lightroom 3. Ho esportato due sequenze:
nella prima la durata dei fotogrammi è di 1 secondo, 
nella seconda la durata dei frames è di 0,1 secondo.

Nel secondo video vediamo scorrere il tempo in maniera realistica. Ad ogni secondo corrisponde 1 frame.
Non avendo un intervallometro, ho fatto fatica ad andare in sincrono con i secondi dell'orologio, quindi non è preciso.

VIII.I 3 foto in HDR

Qualche fotografia in HDR. Le fotografie seguenti le ho trattate in post-produzione. Tramite Adobe Lightroom 3 ho fatto più copie di ciascuna fotografia cambiando l'esposizione. In seguito ho importato su Adobe Photoshop i gruppi di fotografia e le ho unite in HDR trattando la gamma, le ombre, le luci, ecc.

"Alberto e la chiocciolina", birreria Baladin, Piozzo.


"Bikeboat", isola dei Pescatori, isole Borromee.


"La sequenza" di Fausto Melotti, Hangar Bicocca, Milano.


lunedì 18 giugno 2012

VII.III Echinacea


Time lapse di un fiore, Echinacea. 13 giugno, ore 19:15.
Canon EOS 350d. Teleobiettivo Sigma 70-200mm.
iso 100, 70 mm, f/5.6, 1.60 sec.

VII.II Centrale fs - metro


Milano. Metropolitana: fermata di Centrale fs. 12 giugno.
Canon EOS 350d, obiettivo standard.
iso 400, f/10, 0.3", 28mm.

VII.I Time lapse di una giostra


Trecate, giostra. 10 giugno, ore 21:20.
Canon EOS 350d, obiettivo standard.
iso 400, f/29, tempo di esposizione 2,0".

mercoledì 13 giugno 2012

VI. II Porta Garibaldi, Milano

Time lapse di Milano Porta Garibaldi. Martedì 12 Giugno.



video su you tube

VI. I Art Core time lapse


Mio primo time lapse per la prima esposizione di Art Core (associazione culturale novarese di cui faccio parte).
Errore: flickering.
Fotografie con Canon EOS 350d, obiettivo standard 18-55 mm. 
Montaggio fotografie in sequenza: Adobe Lightroom 3.
Montaggio video: Adobe Premiere pro.



V. III Koyaanisqatsi

Documentario del 1982 diretto da Godfrey Reggio, innovativo, basato sulla natura e sulla vita moderna.
é stato iniziato nel 1976 insieme al fotografo Ron Fricke e ha richiesto 6 anni di lavorazione tra riprese, montaggio prima di essere concluso.
Il film è pura immagine accompagnata dalla musica di Philip Glass. Il film viaggia tra la natura fino a passare all'intervento dell'uomo diventando sempre più frenetico.
Koyaanisqatsi (cioè "vita tumultuosa") è il primo della trilogia "qatsi". Gli altri due film sono Powaqqatsi (1988) e Naqoyqatsi (2002).


mercoledì 2 maggio 2012

V. II Ron Fricke


Ron Fricke è un regista e direttore della fotografia statunitense, considerato un maestro della fotografia con tecnica time-lapse (fotogrammi ad intervalli di tempo superiori rispetto alla norma).
È stato direttore della fotografia per Koyaanisqatsi di Godfrey Reggio (1982). Nel 1992 ha diretto il film non verbale, di pure immagini, Baraka, un esperimento di innovazione del linguaggio cinematografico decisamente riuscito, ed utilizzato una propria cinepresa da 70mm pensata anche poi per i successivi progetti.
Ha diretto il film in IMAX Chronos (1985) e Sacred Site (1986).
Il suo lavoro più recente come direttore della fotografia è stato in una parte del film Star Wars: Episodio III - La vendetta dei Sith.

"Baraka" trailer: http://www.youtube.com/watch?v=wNViNqHmnzM

"Chronos" cortometraggio-documentario: http://www.youtube.com/watch?v=cEF2sB2Lg8g


martedì 1 maggio 2012

V.I Time Lapse

La fotografia time-lapse (dall'inglese time: tempo e lapse: intervallo quindi fotografia ad intervallo di tempo), o semplicemente time-lapse, è una tecnica cinematografica nella quale la frequenza di cattura di ogni fotogramma è molto inferiore a quella di riproduzione. A causa di questa discrepanza, la proiezione con un frame rate standard di 24 fps fa sì che il tempo, nel filmato, sembri scorrere più velocemente del normale.
Un filmato time-lapse può essere ottenuto processando una serie di fotografie scattate in sequenza e opportunamente montate. Filmati di livello professionale, vengono prodotti con l'ausilio di videocamere e fotocamere provviste di intervallometri ovvero di dispositivi di regolazione, del frame rate di cattura o della frequenza degli scatti fotografici, su uno specifico intervallo temporale; alcuni intervallometri sono connessi al sistema di controllo del movimento della telecamera in modo da ottenere effetti di movimento, quali panning e carrellate, coordinati a differenti frame rate.
Il time-lapse trova un largo impiego nel campo dei documentari naturalistici. Mediante questa tecnica cinematografica, è infatti possibile documentare eventi non visibili ad occhio nudo o la cui evoluzione nel tempo è poco percettibile dall'occhio umano, come il movimento apparente del sole e delle stelle sulla volta celeste, il trascorrere delle stagioni, il movimento delle nuvole o lo sbocciare di un fiore.


Considerando un frame rate standard di 24 fps, in fase di riproduzione del filmato appariranno sullo schermo 24 fotogrammi consecutivi al secondo. In circostanze normali, la frequenza di cattura (o di registrazione) è pari a quella di proiezione per cui il tempo, nel filmato, sembra scorrere normalmente.
Se la frequenza di cattura diminuisce, ma viene mantenuta inalterata quella di proiezione, il tempo, nel filmato, sembrerà scorrere più veloce.
La variazione della velocità di riproduzione può essere calcolata dividendo il frame rate di proiezione per quello di cattura.


Link:

Stupendo Timelapse di New York city.

NYC - Mindrelic Timelapse: http://vimeo.com/18554749


Timelapse in HDR.

TheChapel. A short film by Patryk Kizny: http://vimeo.com/16414140#embed



mercoledì 11 aprile 2012

IV.II Modificare il corpo macchina per l'infrarosso

Per fotografare in infrarosso direttamente quindi senza tempi di posa abbastanza lunghi per farli passare dal filtro posto davanti al sensore, si potrebbe lavorare proprio su quest'ultimo.
Con "lavorare" si intende proprio aprire il corpo macchina per modificarlo. In poche parole togliere il filtro presente davanti al sensore sostituendolo con un filtro ad infrarossi.

Ho trovato alcuni link che spiegano passo per passo quest'operazione ad una Canon EOS 350d:

http://www.maydaphoto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=47&Itemid=38conir

http://www.lifepixel.com/tutorials/infrared-diy-tutorials/canon-rebel-xt-350d

Personalmente penso che quando avrò la possibilità di cambiare il corpo macchina potrò anche pensarci!


domenica 1 aprile 2012

IV.II IR

Filtro infrarosso e fotografia IR.


Utilizzato nella fotografia ad infrarossi, serve a rimuovere le lunghezze d'onda della luce visibile lasciando passare unicamente la luce infrarossa.



La radiazione infrarossa, (dal latino infra, "sotto" e rosso, sotto il rosso, il colore con frequenza più bassa visibile) è una radiazione elettromagnetica (non visibile) compresa nelle lunghezze d'onda da 700nm a 1mm (attenzione a non confondere frequenza con lunghezza d'onda). 




I raggi infrarossi furono scoperti dal tedesco F.W. Herscel nel 1800, grazie ad un ingegnoso esperimento: ponendo un termometro al mercurio nello spettro prodotto da un prisma di vetro, atto a misurare il calore delle differenti bande di luce colorata. Scoprì che il termometro continuava a salire anche dopo essersi mosso oltre il bordo rosso dello spettro, dove non vi era più luce visibile. Questo fu il primo esperimento che mostrò come il calore poteva trasmettersi grazie ad una forma di energia invisibile.


Questa forma di energia, la sua riflessione e dove è possibile la sua emissione, tentiamo di catturare e rendere visibile, attraverso i moderni mezzi digitali. Ragione per cui le "simulazioni" fatte con vari programmi di fotoritocco, nulla hanno a che vedere con la vera ripresa infrarossa.
Per una questione di gusto e semplicità di ripresa, ci occuperemo della ripresa infrarosso in bianco e nero, anche perchè la cosidetta ripresa "a falsi colori" ovvero infrarosso a colori, a mio parere, non è molto bella.


Quando la radiazione infrarossa (nell'infrarosso vicino) è più accentuata? Essendo in buona parte legata al calore, il periodo più adatto va da aprile a luglio, al mattino fino alle ore 10 l'incidenza dei raggi del sole è maggiore soprattutto sulla vegetazione, incrementata dall'azione della sintesi clorofilliana che produce calore e radiazione infrarossa, restituendo così un ottimo risultato fotografico. 


Fotografia d'esempio. Autore anonimo.

La fotografia di questo tipo apre una dimensione nuova, un modo di vedere inconsueto rispetto a quanto siamo abituati. Lo spettro della radiazione luminosa è molto più ampio di quello che l’occhio umano può percepire, e fino all’avvento dei sensori CCD l’unico modo possibile per poter ‘vedere’ cosa c’era oltre allo spettro del visibile era utilizzare delle pellicole speciali in grado di rendere visibile anche l’invisibile.
Il grosso vantaggio dato da questo tipo di ripresa è di poter realizzare degli scatti anche in condizioni di foschia, perche` la radiazione infrarossa la attraversa senza grossi problemi permettendoci di ottenere una visibilità ed una nitidezza non sempre disponibile nella fotografia classica sia a causa delle condizioni meteorologiche sia a causa del continuo aumento dell’inquinamento atmosferico.


Disponendo di una fotocamera digitale non dovremo preoccuparci del problema pellicola e del suo sviluppo e potremo dedicarci pienamente alla ripresa.
Il sensore delle macchine fotografiche digitali e’ molto sensibile alla luce infrarossa, tanto che i produttori mettono immediatamente davanti al sensore un filtro speciale chiamato HotMirror/IRCut per evitare che l’immagine fotografata perda nitidezza a causa della differenza di piani di messa a fuoco. L’introduzione di questo filtro lascia passare tutto lo spettro della luce visibile e taglia drasticamente tutto quello che e’ oltre il rosso profondo.
Nella dicitura del filtro (R72) possiamo leggere che questo filtro lascia passare tutte le radiazioni a partire dalla gamma dell’infrarosso vicino (720nm), eliminando completamente tutto lo spettro della luce visibile e dell’ultravioletto. 
Ottimi filtri IR sono anche quelli B&W (di più complessa reperibilita’ in Italia), in particolare il modello 87C (093). In questo filtro passa solo l’1% della luce fino a 800nm, mentre a 900nm l’88% della stessa viene trasmesso. E’ quindi un filtro con un taglio molto accentuato, più specialistico verso l’infrarosso del filtro Hoya. Ed infatti come detto sopra era sconsigliato per l’uso con pellicole IR come la Maco 820c (ora Rollei) dove si usava obbligatoriamente il meno aggressivo 89B (092), più simile come trasmissione allo Hoya discusso sopra.


giovedì 29 marzo 2012

IV. I Filtri


Un filtro ottico è un accessorio volto a modificare l'immagine, alterando le condizioni di ripresa originarie dell'obiettivo.
I filtri di ripresa hanno per la maggior parte forma circolare con attacchi a vite o a baionetta, vengono fissati direttamente sulla parte frontale dell'obiettivo da ripresa e partono da diametri molto piccoli (intorno ai 30 mm) e generalmente utilizzati per telecamere o fotocamere digitali, fino a diametri per teleobiettivi, fotocamere di medio o grande formato ed ottiche per ripresa cinematografica, generalmente intorno agli 80 mm. Un formato molto diffuso è quello introdotto dalla Cokin, si tratta di filtri a lastra quadrata montati su appositi supporti che consentono, soprattutto, una facile intercambiabilità del filtro.

Nella fotografia digitale è possibile applicare in post produzione gli effetti che prima si ottenevano solo in fase di scatto ma nonostante questo i filtri sono ancora in commercio, questo perché alcuni di essi sono ancora utili e i loro effetti non sono ricreabili in Photoshop.

Iniziamo parlando del filtro polarizzatore serve a polarizzare la luce riflessa dalle superfici degli oggetti e dalle particelle atmosferiche, in sostanza rimuove i riflessi da tutte le superfici non metalliche e garantisce il massimo contrasto.


I filtri neutral density e i filtri digradanti sono utilizzati essenzialmente nella fotografia di paesaggio.
Il filtro neutral density: altera l'esposizione e non introduce nessuna dominante di colore, questa tipologia di filtri viene classificata come ND, esistono ND2, ND4 e ND8, questa classificazione è fatta in base alla riduzione della luce.
Filtri digradanti (o anche graduati a densità neutra): come dice il nome sono dei filtri che digradano dall'alto verso il basso, cioè sono trasparenti in basso e più scuri in alto, aiutano a equilibrare i cambiamenti di esposizione in una scena, per esempio in un paesaggio permettono di schermare maggiormente il cielo rispetto alla linea del terreno sotto l'orizzonte.



mercoledì 14 marzo 2012

III.II HDR


L'HDR, acronimo di High Dynamic Range (Ampia Gamma Dinamica), è una tecnica utilizzata in grafica computerizzata e in fotografia per consentire che i calcoli di illuminazione possano essere fatti in uno spazio più ampio (un high range appunto) e si possano rappresentare valori di illuminazione molto alti o molto bassi.

Le tecniche HDR sono fondate sulla natura fisica della luce. Per i calcoli si utilizzano le stesse unità di misura della fotometria, dove, per esempio, al sole viene assegnato un valore di luminosità milioni di volte più grande di quello del monitor del personal computer.
L'HDR dà la possibilità di immortalare una scena avendo poi il totale controllo sull'immagine finale; ad esempio è possibile esporre nuovamente la foto, correggendo o perfezionando il risultato finale.

Le immagini HDR vengono realizzate mediante l'uso di formule o algoritmi che ci danno la possibilità di elaborare le immagini allo scopo di ottenere diversi risultati. Ogni algoritmo è gestito da una formula studiata generalmente da un gruppo di persone il cui referente principale è quello che dà il nome alla stessa e che ritroviamo nell'elenco dei vari programmi che consentono questa elaborazione.
La descrizione matematica di tali algoritmi in genere è rintracciabile con una certa facilità, spesso on line; meno semplice è reperire informazioni che descrivano gli algoritmi in maniera facilmente interpretabile, così da capire che genere di risultato sia possibile ottenere. È allora importante testarli più volte, su varie immagini e con varie impostazione dei parametri, e confrontare i risultati.

Algoritmi:

  • Mantiuk '06;
  • Mantiuk '08;
  • Fattal;
  • Drago;
  • Durand;
  • Reinhard '02;
  • Reinhard '05;
  • Ashikhmin;
  • Pattanaik.
Le fotografie seguenti sono due prove di HDR. Tramite Photoshop ho unito le tre immagini con esposizione diversa (i pomodorini del bracketing), modificata poi secondo i miei gusti. 



Esistono anche Programmini open source o no che trattano in modo specifico l'HDR. Per esempio Luminance HDR (link: http://qtpfsgui.sourceforge.net/ ).


giovedì 1 marzo 2012

III.I Bracket



In fotografia, il bracketing (dall'inglese to bracket, "raggruppare"), è una tecnica di ripresa che consiste nel riprendere più immagini fotografiche dello stesso soggetto usando diverse impostazioni, "maggiori e inferiori oltre a quella normale"; solitamente una diversa esposizione ("esposizione a forcella").L'esposizione a forcella è utile, e spesso raccomandata, in situazioni in cui è difficile ottenere una fotografia corretta con un singolo scatto, specialmente quando una piccola variazione nei parametri di esposizione ha un grande effetto nell'immagine risultante.
Se usato senza altre precisazioni, il termine bracketing si riferisce al termine italiano "esposizione a forcella" che consiste a variazioni d'esposizione della foto: il fotografo sceglie di scattare più d'una immagine con esposizioni differenti: "normali", più luminose, più scure, per poter poi valutare lo scatto migliore o servirsi in seguito di tecniche di fusione semplice o tramite HDR. Molte fotocamere professionali o semi-professionali, comprese le fotocamere digitali, possono scattare automaticamente una serie di immagini con differenti esposizioni ("esposizione automatica a forcella") le cui distanze di stop sono comunque impostate dal fotografo.
Oltre a quello relativo all'esposizione, ci sono altri tipi di bracketing.
- Il bracketing del fuoco è utile in situazioni con profondità di campo limitata, come una macrofotografia. Con questo tipo di bracketing si può avere una serie di fotografie con diverso piano focale per poi scegliere la foto che ha il fuoco migliore, o combinarle in camera oscura digitale (tramite software fotoritocco), per aumentare la profondità di campo, sia con sovrapposizioni e tagli manuali, sia con appositi software che eseguono questi compiti automaticamente.
- Il bracketing sul bilanciamento del bianco, che si può trovare unicamente nella fotografia digitale, permette di avere più foto dello stesso soggetto con punti del bianco differenti, per poter scegliere quella con i colori più realistici.
- Il bracketing del flash è un modo di lavorare con i flash elettronici. Vengono scattate varie foto con una potenza del flash variabile da scatto a scatto.


Esposizione:
Esposizione: + 2 stop


Esposizione: corretta


Esposizione: - 2 stop

venerdì 3 febbraio 2012

II. II Light painting


Light Painting ossia "Disegnare con la luce", è una tecnica fotografica che permette di "dipingere" il nostro soggetto controllando con maestria una sorgente luminosa, proprio come se essa fosse un pennello.

Questa tecnica è da utilizzarsi in un luogo buio o quasi, lasciando aperto l'otturatore della fotocamera e illuminando il soggetto con una o piu sorgenti luminose "mobili"; Il fotografo gioca un ruolo attivo nel determinare l'aspetto dell'immagine.

In una stanza buia la mancanza di una luce costante e affidabile come quella del sole, obbliga il fotografo a fare affidamento sull'illuminazione artificiale. Una torcia, un cellulare, un accendino, un laser... qualsiasi cosa emmetta luce puo diventare il nostro "pennello". Saremo noi a decidere dove, come, con cosa e per quanto tempo illuminare la scena, saremo noi a plasmare il nostro oggetto; l'unico limite sara' esclusivamente la nostra fantasia.

Il Light Painting ci permette di creare immagini che vanno al di la' della razionale visione delle cose. Il tempo di posa prolungato permette di miscelare la realta' estetica con la "fantasia pittorica" del fotografo. Dovremo quindi concentrarci esclusivamente su quello che sara' l'immagine una volta c hiuso l'otturatore. A differenza della luce diurna non dovremo preoccuparci nemmeno della resa dei colori, come detto in precendenza la nostra immagine non dovra' necessariamente essere realistica, in quanto frutto della nostra fantasia.

giovedì 19 gennaio 2012

II.I Scrivere con la luce


La luce gioca un ruolo fondamentale in fotografia. Non a caso la parola “fotografia” deriva dal greco “photos” e “graphia” che significa “scrivere con la luce”. Saper scegliere la luce migliore significa poter esaltare le caratteristiche del soggetto, evidenziandone la personalità. 
Posizione della fonte luminosa:
Per prima cosa la fonte luminosa dovrebbe essere dalla parte opposta del soggetto. Questo accorgimento eviterà di ottenere tristi cieli bianchi e scuri soggetti. Rispettandola, ci si può concentrare sulla composizione dell’immagine senza dover lavorare troppo con l’esposizione, che in queste situazioni non è immediata da controllare.
 “Giocare” con la luce fotografando il soggetto da diverse angolazioni:
Con un'illuminazione laterale rispetto alla macchina fotografica si ha modo di catturare al meglio le ombre che si vengono a creare. Con un'illuminazione frontale invece si può evidenziare la silhouette del soggetto, ottenendo immagini dall’alto contrasto e dal carattere molto deciso.
La luce migliore
In fotografia la luce migliore è senz’altro quella del mattino e del tardo pomeriggio/sera, quando i raggi solari, molto inclinati rispetto allo zenit (la perpendicolare rispetto al terreno), generano una luce morbida e calda.
Diversamente da quello che si può pensare, fotografare nelle ore centrali del giornoproduce immagini piatte, con luci dure, ombre corte e colori un po’ spenti. In questi casi può venire parzialmente in aiuto un filtro polarizzatore, la cui caratteristica è quella di intensificare il contrasto tra cielo e nuvole e di eliminare i riflessi sull’acqua.

lunedì 14 novembre 2011

I. I Idea tesi

VIDEO DI UN ALBERO


Idea:
dividere lo spazio video in più formati diversi (quadrati,rettangoli??) di più riprese video/fotografie di un albero.
Ripresa di divers dettagli, in orari, giorni, condizioni meteo differenti.
L'idea finale sarebbe creare una video-installazione su diversi schermi che formano l'albero.


Mezzi:
-Macchina fotografica;
-Videocamera;
Programmi:
(per elaborazione immagine e montaggio video)
-Adobe Premiere;
-Adobe Lightroom;
-Adobe Photoshop;
(per rielaborazione suono)
-Audacity.


Con Premiere è possibile dividere lo spazio video e inserire più video che vanbno contemporaneamente.
Problema: formato dello schermo. Dovrei lavorare su uno schermo di 30"(o su più schermi-ideale per creare infine un'installazione).
Più video ci sono, più saranno di piccolo formato per farli stare tutti su un solo schermo. Più son piccoli più non si vedranno.


1. Utilizzo della macchina fotografica.
Scattare varie foto dell'albero, quindi dettagli,ecc.. in un secondo momento montare con Premiere.
Quindi l'ideale sarebbe:
-trovare un albero;
-fare una sorte di mappatura (scomporre l'albero per poter scegliere le giuste inquadrature-da fare anche se dovessi usare il mezzo video);
-Scattare tutti i particolari con il teleobiettivo.


2. Utilizzo della videocamera.
Dopo aver trovato l'albero e aver fatto la mappatura della sua scomposizione a livello fotografico, fare diverse riprese della pianta focalizzandomi
sui dettagli (un uccello su un ramo, una foglia che si muove, il dettaglio del tronco, ecc..).


Oppure utilizzare entrambi i media.

venerdì 11 novembre 2011

0.III Monte Rosa a 2070 metri

Monte Rosa, passeggiata sul ghiacciaio Belvedere a 2070 metri. Un'esperienza unica: nel silenzio, nella leggera pioggia delle nubi basse. Il tempo non era il massimo? Io penso il contrario!
Canon EOS 350d, obiettivo standard 18-55mm e teleobiettivo Sigma 70-200mm.








0.II Paesaggi novaresi, Ponzana.

Inserisco qualche fotografia scattata durante l'estate del 2011.
Ponzana, frazione di Casalino (NO). Qualche scorcio del paese e delle strutture abbandonate, con un amico, nel classico pomeriggio afoso di Novara e delle sue risaie.
Canon EOS 350d, obiettivo standard 18-55mm e teleobiettivo Sigma 70-200mm.










0.I Anno Accademico 2011/12

Terzo ed ultimo (mi auguro) anno accademico del Triennio di Nuove Tecnologie per l'Arte.
Ho deciso di biennalizzare il corso di Fotografia, perchè è la mia prima passione, nuovamente con il professor Cosmo Laera.
Continuo il mio precedente blog fotografico. Questa volta sarà usato per preparare il mio progetto di tesi, di cui  ho un'idea vaga.
Un piccolo autoritratto, così potrete avvistarmi.

Autoritratto. Canon EOS 350d

martedì 26 luglio 2011